domenica 8 febbraio 2009

Genitori allo stadio - Prima parte

Caro genitore, caro insegnante, caro allenatore, caro sportivo, caro studente, ti offriamo, senza offesa, un piccolo compendio semiserio delle tipologie di “genitori da stadio”, intendendo con “stadio” tutti quei luoghi nei quali i genitori vanno ad assistere alle imprese sportive dei loro ragazzi.
Il nostro intento è quello di farti riflettere su come tante buonissime intenzioni (lo sport fa bene, aiuta la crescita, migliora il carattere, aggrega, educa alla sconfitta, etc. etc…) finiscano dimenticate al primo diverbio con l’allenatore, offuscate alla vista dell’odioso arbitro e disprezzate di fronte al primo insuccesso del giovane atleta e della sua squadra. Questo certo senza voler in alcun modo condannare tutti quei genitori che pazientemente sabato dopo sabato, domenica dopo domenica si sacrificano per accompagnare e incitare i propri figli anche in trasferta. Siamo più che convinti che il loro ruolo sia fondamentale e insostituibile nella scelta e nella pratica sportiva del ragazzo. Non bisogna mai dimenticare infatti il ruolo centrale di mamma e papà nella formazione del carattere del figlio e che il loro esempio può diventare un pratico insegnamento di vita. Proprio per questo vogliamo sottolineare quei comportamenti che non aiutano la crescita dei ragazzi, ma piuttosto vanificano la loro passione per il gioco e, soprattutto, costituiscono un pessimo modello educativo. Lo sport, a nostro avviso, dovrebbe essere vissuto come ulteriore strumento di formazione e non solo come una competizione estrema che ne escluda l’elemento ludico e gioioso. Per di più dovrebbe essere insegnato che il risultato è importante quanto l’impegno e il divertimento, e che l’avversario non deve essere odiato, ma rispettato e ammirato per le sue qualità. Talvolta tutto questo viene perso di vista, e le conseguenze possono essere anche molto preoccupanti: lo sport si tramuta in stress e come tutte le attività stressanti è vissuto come un incubo da cui fuggire.

Il genitore mister

Caratteristiche Il genitore mister è facilmente riconoscibile: per tutta la partita urla consigli tecnici, tanto al figlio quanto ai compagni di squadra e, soprattutto, all’allenatore ufficiale. È fermamente convinto che tutto andrebbe meglio se le operazioni sul campo fossero dirette da lui, visto che l’altro (il coach reale), ovviamente, è senza dubbio un incompetente raccomandato da qualcuno. Così per l’intera durata del match, che sia di calcio o basket non importa, snocciola schemi, azioni, mosse e metodi per fregare l’arbitro e gli avversari. Per il genitore mister conta unicamente il risultato. Se questo è negativo chiaramente il colpevole è uno solo, per la formazione, la tattica (se è a uomo doveva essere a zona e viceversa) e le sostituzioni poco strategiche. I giocatori potevano essere infatti sfruttati meglio e non hanno nessuna colpa: «Del resto, messi in campo così male…». Se invece i bambini vincono il merito è tutto loro. Le critiche mosse all’allenatore ufficiale passano spesso il limite, sia della decenza sia dei decibel. Anche a casa e prima e dopo la partita o la gara il genitore mister non manca di riempire la testa del figlio con ottimi consigli da mettere in pratica anche contro il volere dell’allenatore.

Conseguenze

Il genitore mister non aiuta il figlio a imparare a rispettare le scelte tecniche dell’allenatore, anche se queste a prima vista possono sembrare discutibili. A differenza di quanto non accada tra i professionisti, il coach di ragazzini ha come scopo non soltanto il risultato ma soprattutto la valorizzazione di ogni singolo giocatore e la sua personale crescita sportiva. Per questo tutti troveranno sempre posto in squadra e ognuno potrà dare il suo contributo in proporzione alle sue capacità tecniche.
Inoltre, l’allenatore, se non denigrato, potrebbe diventare per il giovane un ulteriore modello educativo da cui prendere esempio e di cui fidarsi, e non soltanto a livello agonistico. Questa possibilità viene negata dalle pesanti critiche del genitore che forse non accetta di essere relegato solo nel ruolo di spettatore. Per di più se il ragazzino non impara ad accettare le decisioni del mister (quello vero) proseguendo la carriera sportiva incontrerà sempre più difficoltà. Nelle peggiori delle ipotesi questa insofferenza per l’autorità potrebbe ripercuotersi anche nella vita di tutti i giorni.

segue....

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